“È un peccato il non fare niente col pretesto che non possiamo fare tutto.”
Winston Churchill (1874-1965)
Il grande statista inglese fu il “primum movens” della vittoria delle forze alleate nella seconda guerra mondiale. Di lui rimangono impressi nella memoria una frase e un discorso. La prima fu quella che pronunciò a commento della Conferenza di Monaco del 1938 riferendosi ai Tedeschi: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”. Non era certo un guerrafondaio anche perché gli era ben nota la potenza, l’efficienza e la capacità combattiva dell’esercito tedesco, nettamente superiore, sulla carta, a quello britannico. Posto di fronte alla tracotanza del suo storico nemico ebbe, però, il coraggio di scegliere l’unica strada possibile per fermare la sua insaziabile fame di potere: costringerlo ad una scelta senza ritorno.
Il secondo fu il discorso tenuto al Parlamento il 13 maggio 1940, pochi giorni dopo aver ricevuto dal Re l’incarico di primo ministro in sostituzione di Chamberlain. Esso è conosciuto con le sue parole-chiave: “Blood, toil, tears and sweat”. (Sangue, fatica, lacrime e sudore). Con quello storico discorso enunciò un programma che avrebbe portato alla vittoria contro il Tiranno di turno. L’effetto sul popolo britannico fu la via di mezzo tra un pugno sul viso e un calcio nel sedere che risvegliò le loro coscienze galvanizzando il loro orgoglio. La frase che presento in questo secondo contributo può essere interpretata come la sua filosofia di vita.
Il momento storico che stiamo vivendo, prima o poi, ci metterà davanti ad un bivio per trovare una risposta adeguata all’arrogante sicumera del tiranno di turno. L’autocrate russo non è certo paragonabile al dittatore nazista, ma, per alcuni tratti, gli somiglia. La sua politica è quella dell’”uomo solo al comando”. La sua dottrina è “la legge del più forte”. La sua strategia è quella della “conquista a tutti i costi”. Il suo metodo è quello della “minaccia permanente”. Il suo obiettivo è la “russificazione” dell’Est europeo. I suoi strumenti sono quelli “di morte”. Immaginate se un giorno il nostro capo del Governo decidesse di riprendersi tutti i territori italiani che, eventi storici a noi sfavorevoli, hanno sottratto al Bel Paese, lanciando missili su Nizza (patria dell’eroe Garibaldi), radendo al suolo Lubiana e Zagabria (che si sono inglobate l’Istria, Fiume e Zara), bombardando Malta (rea di aver preferito l’indipendenza e il protettorato inglese). Non soddisfatto ordinasse l’avvelenamento dei vertici della Confindustria e l’arresto di tutti i giornalisti ostili. Fantascienza? Suggestione? Emulazione? In politica tutto è possibile. Eppure in Italia esistono molte persone che mettono il carnefice e la vittima sullo stesso piano, rimanendo insensibili alle stragi di innocenti, soprattutto non temendo che il famelico Orso, incoraggiato dall’ignavia, dalla rassegnazione e dallo pseudopacifismo dei molli occidentali si avventi poi su Moldavia, Polonia, Paesi baltici, Finlandia e così via. Per noi Massoni liberali sono inaccettabili: 1) la forza bruta 2) la tirannia 3) l’espansionismo sciovinista 4) il mancato rispetto della libertà degli individui e dei popoli e degli accordi internazionali. La lezione di Churchill non significa certo scatenare la guerra a tutti i costi, ma sarebbe ancor peggio fare gli struzzi nascondendo la propria testa sottoterra, mentre in Ucraina si muore, si soffre, si fugge. Oltre sei milioni sono i profughi, dei quali tre milioni ospitati in Polonia.
Il Grande Oratore della Gran Loggia Liberale
NOTA: W.Churchill il 24 maggio 1901 (121 anni fa) fu iniziato alla massoneria, nella Studholme Lodge nº 1591 di Rito Scozzese Antico ed Accettato, divenne “Compagno” il 19 luglio 1901 e “Maestro” il 25 marzo 1902, nella Rosemary Lodge nº 2815 di Londra.