Nel quotidiano La Stampa di alcuni giorni fa è comparso un articolo che segnala come nell’aula bunker di Lamezia Terme (ove è iniziato il processo contro 325 imputati del clan Mancuso) “dei 947 posti a sedere, nessuno è occupato dal pubblico”. Viene anche sostenuto che, a partire dallo stesso informatore/accusatore (certo Cosimo Virgiglio), la maggior parte degli imputati è iscritto nella locale massoneria “deviata” o comunque colluso con questa.
L’autore dell’articolo non ne spiega il motivo e tuttavia, non sfuggendomi il facile parallelismo ’Ndrangheta=Massoneria (e viceversa), ritengo opportuno fornire qualche precisazione, con la premessa che ogni evento va valutato considerando il contesto storico-sociale in cui avviene.
L’esposizione che segue si risolve forzatamente in alcune affermazioni, che tuttavia meriterebbero approfondimenti.
1)- La “Ndrangheta è l’espressione calabrese della criminalità organizzata, ma ha origini ed evoluzioni diverse rispetto alle altre, pur mantenendone il denominatore comune di attività criminosa.
– E’ noto che l’Unità d’Italia venne effettuata con “annessioni” forzate (mascherate da referendum, in tempi di analfabetismo assolutamente prevalente) ottenute le quali lo Stato si è poi disinteressato del Sud, salvo episodici e cruenti interventi contro il brigantaggio.
– Diversamente dalla Sicilia e dalla Campania che godevano di un consolidato retaggio culturale (si ricordi l’epoca di Federico II°, la dominazione arabo-normanna, il Regno borbonico) la Calabria è sempre rimasta ai margini, una specie di Cenerentola del Sud.
– In questa sfortunata Regione l’assenza dello Stato per tanti decenni ha fatto sì che i contenziosi che insorgevano fra gli abitanti (in massima parte pastori e contadini analfabeti e sfruttati dai padroni) venissero risolti con una specie di giustizia “fai da te”, tramite l’intermediazione di individui ritenuti più influenti.
-Da lì alla nascita di una consorteria dapprima “di giustizia” e poi di franca prevaricazione il passo è stato breve.
– Così è nata la ‘Ndrangheta il cui rito di affiliazione è per alcuni aspetti simile a quello massonico.
– Nel tempo si è progressivamente infiltrata nei gangli istituzionali locali e nazionali ed anche nella locale massoneria: per questo essa, al pari della Mafia siciliana, è molto più pericolosa della criminalità campana e di quella pugliese, che sono per lo più dedite ad attività delinquenziali di basso rango.
2)- La Massoneria in Calabria è nata ben prima della ‘Ndrangheta: originatasi per l’adesione di vari signorotti della zona, ha avuto una indiscussa attività propulsiva negli anni del Risorgimento.
– La differenza fra Massoneria “regolare” e Massoneria “deviata” consiste nel fatto che la prima ha lo scopo di “rendere migliore un uomo buono”, persegue i princìpi di “Libertà-Uguaglianza-Fratellanza” ed opera nel totale rispetto delle leggi dello Stato. L’altra apparentemente persegue finalità meno nobili.
3)- Appare singolare la differenza fra la considerazione di cui gode la Massoneria nei Paesi occidentali democratici rispetto a quanto accade in Italia.
– Basti ricordare l’allocuzione del presidente francese J. Chirac ai Massoni francesi in occasione del 257° anno della loro costituzione: oltre a chiamarli “Fratelli, Padri della Repubblica” ha reso omaggio al loro “ruolo attivo di difesa e di affermazione dei principi repubblicani, un ruolo di vigilanza e di riflessione”.
Proprio la “riflessione”, strumento tipico del libero pensiero, mi ha spinto a riflettere sul motivo per il quale in Italia il rapporto fra lo Stato italiano e la Massoneria è così diverso.
Anche su questo è necessario considerare il contesto storico-sociale-culturale:
– Prima dell’epopea risorgimentale lo Stato Pontificio regnava su larga parte dell’Italia centrale.
– Nel 1738 Papa Clemente XII emanava una condanna e diffida alla Massoneria, rea di non appoggiare la posizione della Chiesa di Roma nel contenzioso con gli altri Stati nazionali: la principale motivazione era il pericolo rappresentato dall’accoglienza di tutte le religioni da parte della Massoneria.
– Con l’epopea risorgimentale i rapporti fra i Pontefici e la Massoneria, favorevole al principio di “Libera Chiesa in libero Stato”, sono peggiorati fino a deteriorarsi del tutto con la “breccia di Porta Pia” del 1870 e con la successiva nomina di Roma a Capitale dello Stato unitario d’Italia.
– Il Pontefice Pio IX oltre a definire “usurpatore” il Regno unitario d’Italia, con la Enciclica “Non expedit” vietò ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica.
– Divenuto da allora Stato del Vaticano, esso è autonomo ed indipendente, territorialmente limitato in San Pietro e nei suoi possedimenti.
– Tuttavia la pressante ingerenza delle “eminenze” clericali ha continuato ad influenzare le coscienze dei cittadini: persiste infatti la convinzione che i massoni siano anticlericali e nemici della religione cattolica e rimane confermata l’inconciliabilità dei cattolici con la Massoneria, con la motivazione che l’oggetto della Massoneria è l’adesione al naturalismo ed al relativismo (anche gli Statuti di diversi partiti e movimenti politici ritengono inconciliabile la doppia appartenenza).
In conclusione, osservo che:
– di oltre un centinaio di associazioni massoniche presenti nel nostro Paese molte sono “regolari”, alcune non sono conosciute, poche si possono considerare “deviate” e probabilmente dedite al malaffare e financo al crimine: confonderle tutte non è corretto né sul piano metodologico né sul piano storico.
– nelle Nazioni occidentali veramente laiche i rapporti fra le associazioni massoniche regolari e le autorità religiose sono del tutto normali: sul punto confido in Papa Francesco.
Il Gran Copritore Interno (R.L.R.) – 2 marzo 2021