QUANDO LA VITA UMANA VALE ZERO

//QUANDO LA VITA UMANA VALE ZERO

Tutti noi della Gran Loggia Liberale, come tutti gli italiani siamo sconvolti e profondamente addolorati per la tragedia del Mottarone, per quelle quattordici vittime che per una tragica fatalità, unita a una assurda superficialità degli operatori, hanno perso la vita.

Ciò ci impone di soffermarci sulla scarsa attenzione al valore della vita umana, che dovrebbe essere invece il primo fondamento in una società civile.

 

QUANDO LA VITA UMANA VALE ZERO  (dal Grande Oratore della G.L.L.I.)

In occasione di un viaggio in Messico mi capitò di trovarmi in un tratto di strada statale (la famosa “panamericana”) molto pericoloso dove, a livello di un attraversamento pedonale, segnalato da strisce e protetto da un ampio dosso artificiale, avvenivano numerosi incidenti mortali a causa dell’alta velocità dei veicoli di passaggio che non rispettavano quasi mai il limite peraltro ben visibile. Chiesi alla nostra guida locale perché ciò avvenisse. Con una certa aria di rassegnazione mi rispose : “Da noi la vita di una persona ha poco valore”. La stessa identica risposta ebbi a Nuova Delhi quando mi resi conto del modo folle di guidare degli abitanti di quella metropoli. Forte di queste due esperienze non mi sono stupito del messaggino, inviatomi da una cara amica, professoressa di un noto liceo classico, a commento della tragica morte di quattordici persone sulla funivia del Mottarone, che citava un celebre verso dell’Eneide (3, 56-57) : “Quid non mortalia pectora cogis/ Auri sacra fames” (A cosa non spingi i petti mortali, o miserabile cupidigia dell’oro!).

Sono casi assolutamente diversi per la motivazione di fondo, ma accomunati da un’identica malvagia pulsione espressa da parte di coloro che tolgono la vita ad altre persone anche se queste ultime hanno solo la colpa di esistere. Costoro, infatti, giustificano le loro insane azioni partendo dalla considerazione che il valore di una vita umana equivalga a “zero” . Negli “omicidi stradali” ci troviamo di fronte ad una forma patologica d’egoismo. Il proprio diritto di “correre” comporta un rischio per gli “altri” che vale comunque la pena di affrontare perché, in fondo, la vita di ognuno, vittima o colpevole che sia, non vale granché. Oggi è toccato a loro , domani potrebbe accadere a me. Il caso citato da Virgilio nasce da una spirale di vendette che coinvolge più soggetti: Polidoro, figlio di Priamo e di Ecuba, assassinato per cupidigia dal re dei Traci Polimestore, la regina Ecuba che si vendica del monarca assassino uccidendo i suoi due figli e accecandolo. In questo caso le vittime diventano a loro volta carnefici e l’assassinio dei due giovani principi è considerato plausibile al fine di ottenere una sommaria giustizia.

In entrambi i casi il Male trionfa sul Bene e rivela la sua abilità nell’indossare diverse maschere per giustificare azioni efferate. La maschera dell’ “egoismo nichilista”, la maschera dell’ “avidità”, la maschera della “vendetta”. Nel tragico caso della funivia del Mottarone il male si presenta nella sua veste più banale ed infida. Far del bene a se stessi in termini economici – un po’ di incassi in più, per giunta in un momento contraddistinto dalla crisi finanziaria generata dal “lockdown”- per i presunti colpevoli può valere il minimo rischio (togliendo il freno di sicurezza per mascherare il malfunzionamento della funivia) di compiere una strage d’innocenti. Se l’angolo che si forma tra il guadagno economico (minimo beneficio per se stessi) e il possibile pluriomicidio, conseguente all’assurda manipolazione (massimo effetto negativo possibile per gli altri ), giunge al limite estremo possiamo constatare la tragica sovrapposizione tra Male e Stupidità.

Tali fatti ci rammentano la stirpe “maledetta” degli storici negazionisti, cultori del “valore zero”, ovvero di coloro che tentano di negare l’efferatezza dell’Olocausto mettendo in discussione la cifra delle vittime dei lager come se ci fosse una differenza significativa tra sei milioni di morti o cinque o quattro o persino uno! Lo stesso fu fatto per giustificare l’orrore delle Foibe. “Altro che diecimila o quindicimila! Furono tutt’al più un migliaio, tutti fanatici fascisti! ” dissero alcuni, dimenticando che tra le tantissime vittime innocenti ci furono molti ragazzi e ragazze, donne e anziani, colpevoli solo d’essere italiani. E’ proprio vero che ogni stagione della vita, ogni regione del mondo, ogni momento della storia ha la sventura di accogliere persone che sono stupide e malvage nello stesso tempo. La “banalità del male” è una nemica contro la quale dovremo sempre attrezzarci per combatterla o, quanto meno, per impedire i suoi effetti più nefasti e deleteri.

 

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